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Psicologo Bologna
Il sostegno al bambino: L'importanza della sintonizzazione
 
In questo periodo la pandemia e il suo perdurare nel tempo ci ha esposto alla minaccia di contagio e di sopravvivenza, ha minato le nostre certezze e sta avendo conseguenze sul nostro benessere sia fisico che psicologico.  
Ci chiediamo spesso quali siano le conseguenze a medio e a lungo termine sui bambini.
È importante, da questo punto di vista, comprendere che il loro senso di stabilità e di sicurezza dipende da quanto noi, in qualità di caregiver, ci sentiamo stabili e sicuri.
Ogni bambino ha come riferimento le persone significative per lui.
Quando attiviamo lo sguardo sui nostri figli o sui bambini di cui ci prendiamo cura, dobbiamo rivolgerlo anche su di noi e domandarci: come la sto vivendo io questa situazione?
Questo, però, implica un'ulteriore atto di "sincerità" nel rispondersi, che non si esaurisce con il semplice "Va tutto bene!". Implica prendersi un attimo per fermarsi e ascoltarsi. 
Non è detto che sia facile! Non siamo abituati a fermarci e tantomeno ad ascoltarci, quindi quando lo facciamo potrebbe sembrare che non sentiamo nulla e che quel nulla venga scambiato per benessere.
Se stiamo veramente bene tanto meglio, ma facciamo attenzione che non si tratti, invece,  di un modo per negare quello che sentiamo.
A volte ci viene in aiuto il corpo, perché corpo ed emozioni sono strettamente legati e potremmo quindi scoprire che abbiamo le gambe o le braccia tese, dormiamo male o ci sentiamo più irritabili. 
Impariamo a considerare questi segnali come tracce di emozioni. 
Se so cosa sta succedendo dentro di me posso più facilmente avvicinarmi a quello che sente chi mi sta accanto.
Posso sintonizzarmi con i suoi bisogni in quel momento.
Ecco, una delle parole chiave è proprio sintonizzazione e suona un po' così:
"Piccolo mio, oggi ti voglio dire che puoi sentirti solo e triste, perché non puoi andare al parco, non puoi incontrare i tuoi amici e correre a perdifiato come fai sempre.
Puoi essere anche arrabbiato, sai, perché tutti questi no a volte fanno arrabbiare, ci sembrano un'ingiustizia o semplicemente non ci piacciono.
Puoi avere paura e svegliarti di notte, pensando che qualche mostro voglia prenderti e portarti via. Puoi chiamare la mamma o correre nel lettone per cercare un po' di consolazione.
Queste emozioni sono normali, le provo anch'io, come te, anche se per ragioni diverse, ma in fondo uguali.
Perché quello che è accaduto ha modificato tutte le nostre abitudini, quelle che ci piacevano di più e quelle che ci piacevano di meno.
Ci ha tolto libertà di andare, di fare, di incontrare...
E allora adesso voglio dirti che ti puoi sentire triste, arrabbiato o impaurito, o provare tutte queste emozioni insieme. 
È normale e non ci resta che sentirle, ascoltarle, viverle perché poi passano!
È così che succede alle nostre emozioni, sempre. E io sarò lì con te! 
Si può!" 
 
 

 

LA GRANDE FABBRICA DELLE PAROLE
 
 
Oggi vorrei parlare di un libro che, per certi versi, è una poesia e che ci insegna il valore delle parole: La grande fabbrica delle parole.
È un libro per bambini ma, come spesso accade con la letteratura per l'infanzia, diventa fonte di apprendimento e riflessione anche per l'adulto.
Nel paese in cui è ambientata la storia le parole non sono alla portata di tutti, perché si devono comprare. Ci sono parole che costano molto e altre che vengono scartate e possono quindi essere raccolte e "pronunciate" anche dai più poveri.
Se non puoi comprare la parola che ti serve, puoi solo conservarla dentro il tuo cuore.
Ed è quello che fa Philéas, che vorrebbe confessare il suo amore alla piccola Cybelle, usando le parole "giuste", ma non le possiede ed è costretto ad accontentarsi di alcune parole, catturate a caso, ma conservate gelosamente per l'occasione giusta, come qualcosa di incredibilmente prezioso.
Ma nell'incontro con Cybelle accade qualcosa di straordinario; il piccolo Philéas non porta con sé solo le parole che ha serbato per Cybelle, ma anche quelle che conserva nel suo cuore, le parole d'amore per lei.
La forza di quelle parole non pronunciate si trasmette attraverso Philéas, nel suo essere lì, in quel momento, con i suoi sentimenti., cosicchè anche le parole che pronuncia diventano "come gemme preziose".
E la forza di questi sentimenti arriva a Cybelle che, come risposta, gli posa delicatamente un bacio sul naso.
E allora forse quello che conta di più è l'intenzione, non la parola.
Philéas riesce a trasmettere il suo amore perché tutto il suo essere è mosso da questo sentimento, che trasuda dai suoi gesti e dal suo sguardo.
Noi spesso dimentichiamo il potere del nostro corpo di comunicare, al di là delle parole.
È un'antica sapienza, che abbiamo coltivato e curato nella relazione con gli altri fin dai primi momenti di vita e che ci ha guidato, il più delle volte inconsapevolmente, nelle esperienze della nostra vita.
E quella sapienza è sempre lì, silenziosa e allo stesso tempo "parlante" in un modo tutto suo, a volte persino sconosciuto, ma pur sempre potente, perché espressione dell'intenzione del cuore.
 
PS: desidero ringraziare Silvia, Matilde e Francesco che hanno donato questo libro a mio figlio Federico.
 
 

SIAMO TUTTI CRISALIDI IN ATTESA DELLA METAMORFOSI

 

 

"La farfalla non conta gli anni, ma gli istanti: per questo il suo tempo le basta".

Tagore

 

 

 

La primavera, con i suoi risvegli, diventa fonte d' ispirazione, ancor più in questo momento, che, a causa delle restrizioni causate dal Coronavirus, i ritmi si sono allentati e c'è tempo per soffermarsi a guardare e ad ascoltare.

L'accostamento tra questi due eventi così contrastanti, la primavera e la pandemia, mi suscita una similitudine: noi, come tante crisalidi chiuse nel proprio bozzolo.

Da sempre la crisalide è simbolo di cambiamento. La meravigliosa e stupefacente metamorfosi, che permette di diventare una farfalla è un processo che ancora affascina e che sottende il mistero straordinario della natura e della vita.

Rappresenta quel cambiamento che implica una crescita, un esplicarsi delle proprie potenzialità al massimo livello.

È quel protendersi dalla terra al cielo, l'elevarsi che di per sé rappresenta anche una crescita spirituale.

Ma se pensiamo al fenomeno della metamorfosi e proviamo ad applicarlo al nostro "dopo", che significato può avere? Chi o cosa subirà questa metamorfosi?

Forse noi, che non solo riacquisteremo le nostre sicurezze, ma potremo esprimere appieno quello che abbiamo intimamente custodito e alimentato nel nostro bozzolo in questo lungo periodo di costrizione?

E alla fine ognuno con le sue ali nuove, colorate, sgargianti, a guardare il mondo con occhi nuovi; a sperimentare un movimento leggero e delicato, un po' incerto all'inizio, perché si affaccia su qualcosa di in parte sconosciuto.

Richiede uno sguardo che dall'esterno si muove all'interno e viceversa, e permette di sperimentarsi in nuove forme, meno familiari forse, ma che in fondo fanno parte di noi, del nostro istinto.

Sto parlando del contatto con gli altri, del piacere di vedersi, abbracciarsi e ridere insieme; sto parlando di una vicinanza anche più intima, quell'antica capacità di sentire con l'altro, di leggere lo sguardo e il comportamento dell'altro per decifrarne le emozioni e riuscire a portare reale vicinanza anche solo per il nostro esserci.

E poi parlo dello sguardo all'interno di ognuno di noi, alla possibilità di trasformare questo momento e il "dopo" in un sostare consapevole, con me, in ascolto di me, di quello che sento, di ciò di cui ho bisogno ora.

E se è vero che la metamorfosi comincia prima, quando la crisalide è dentro il bozzolo, anche la nostra trasformazione sta avvenendo ora, prima del "dopo".

Per qualcuno essa passa attraverso il dolore e la perdita, nell'esperienza diretta della malattia sulla propria pelle o su quella di un proprio caro.

Anche questo è un percorso trasformativo, perché il dolore lo è.

Siamo passati da una fase di automatismi, dettati dalle incombenze del quotidiano che non lasciano spazio a domande o a deviazioni, come il bruco, che nella prima parte della sua vita mangia, dorme e cresce.

Ora è il momento della crisi trasformativa, in cui le domande si fanno spazio dentro di noi e mettono in discussione le nostre scelte consolidate.

La parola crisi significa scelta, decisione e in essa è già insita la motivazione al cambiamento, la spinta ad attivarsi.

Il bruco risponde ad un istinto quando crea il bozzolo.

Anche in noi vince la stessa spinta vitale, che ci porta ad esprimere il nostro potenziale, ad autorigenerarci, come sappiamo fare istintivamente.

Socrate dice: "L'anima, come il giardino, va fatta, va coltivata. Richiede attenzione. Richiede bellezza. Richiede apprendimento".

 
 
 

Alcune note psicoeducative ai tempi di Coronavirus

Ciao a tutti!! Vorrei condividere con voi alcuni consigli, acquisiti durante una recente conferenza in streaming che affrontava il tema del Coronavirus e delle sue conseguenze dal punto di vista psicologico. Molti dei comportamenti consigliati li stiamo sicuramente già mettendo in atto, ma mi sembra comunque utile diffonderli.

Questi semplici raccomandazioni sono utili per ciascuno di noi, in quanto persone, oltre che genitori, figli, educatori, medici e quant'altro. Perché prendendoci cura di noi stessi sarà più semplice prenderci cura di chi amiamo!!

. privilegiamo come fonti di informazioni soprattutto i canali ufficiali

Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus

Istituto Superiore di Sanità: http://www.epicentro.iss.it/coronavirus/

Nei momenti di emergenza in cui la paura e l'irrazionale inevitabilmente rischiano di prendere il sopravvento, bisogna prendersi cura di sé e non mettersi in condizione di esporsi a informazioni non adeguate e non qualificate, emozionalmente cariche di vissuti ma non basate su dati oggettivi.

. scegliamo due momenti al giorno per informarsi e il canale attraverso il quale vogliamo farlo.

L'esposizione continua alla mole di informazioni via web, radio e TV fa rimanere in stato perennemente eccitatorio il nostro sistema di allerta e paura.

. per quanto possibile, non interrompiamo la nostra routine: in questo momento bisogna ancorarsi a ciò che è noto e prevedibile (lavoro, abitudini, ...), sempre rispettando le indicazioni di sicurezza vigenti.

. continuiamo a praticare attività fisica ed ad esporci all'aria aperta, anche a casa, è importantissimo (balcone, finestre aperte col sole, giardinetto privato). Scaricare le tensioni migliora la qualità del sonno.

. pratichiamo attività rilassanti come yoga, training autogeno, meditazione, oppure dedichiamoci alla lettura, al giardinaggio e ad attività che ci piacciono e ci fanno stare bene ( molti video su tecniche di rilassamento e respirazione sono gratuiti e disponibili on line).

. non ascoltiamo notiziari o speciali sul Coronavirus prima di addormentarci per non scivolare nel sonno con emozioni negative e con senso di allerta, che non favoriscono una buona qualità del sonno.

. mangiamo nel modo più regolare possibile e beviamo acqua. In particolare frutta e verdura rafforzano il sistema immunitario e ci aiutano a fronteggiare il virus attivamente rendendo il nostro organismo più forte.

. avere restrizioni di movimento non significa annullare la socializzazione (e noi stiamo già facendo tanto con i collegamenti con le insegnanti e tra noi). Utilizziamo videochiamate e skype e insegniamo ai più anziani come fare per non rimanere isolati nell'isolamento.

. parliamo dei problemi con qualcuno di cui ci fidiamo, con cui possiamo avere un confronto empatico e costruttivo.

. stacchiamo la spina! Che significa non parliamo solo del Coronavirus per uscire dal loop di discorsi angoscianti e catastrofici.

. diamo informazioni chiare e vere ai bambini, ovviamente filtrate in base all'età. I bambini notano le incongruenze degli adulti; se dico "non c'è da avere paura", ma il mio comportamento trasuda ansia e preoccupazione, ad esempio corro alla coop e faccio scorte alimentari per un esercito, posso generare confusione. La fiducia è indispensabile per dare sicurezza. I nostri figli devono potersi fidare di noi.

 
 
 

Raccontare la dolce attesa. Percorso per donne in gravidanza con l'uso della scrittura espressiva e del disegno

mercoledì 04 maggio 2016 - 21:36

Dove:

 

a Bologna, in via Gandino 40

 

a Minerbio, in via Isolani 18

 

 

Quando:

 

il martedì pomeriggio, dalle 14.00 alle 15.30 a Bologna

 

il venerdì mattina, dalle 9.30 alle 11.00 a Minerbio

 

 

I percorsi si attivano ciclicamente

 

Costo:

il percorso ha un costo di 60€.

 

La partecipazione al primo incontro non è impegnativa, ma è comunque richiesta

l'iscrizione.

 

I gruppi sono condotti dalla Dott.ssa Marzia Calvanelli e dalla Dott.ssa Marina Ciaccia, Psicologhe e Psicoterapute

Per informazioni e iscrizioni chiama il Cell 347 1044887

E-mail: info@marziacalvanelli.it

 
 
 

Raccontare la dolce attesa

giovedì 14 aprile 2016 - 14:20

La dolce attesa

 

"Sappiamo di esistere perché dall'inizio qualcuno ci guarda, ci chiama per nome e ci ama".

Jean-Paul Sartre

 

Vorrei soffermarmi su un momento particolare della vita della donna, quello dell'attesa di un bambino.

È un periodo molto delicato, che suscita emozioni potenti, fantasie e aspettative sul bambino che verrà e prepara i futuri genitori all'arrivo del piccolo.

La relazione genitore bambino esiste già al momento del concepimento, se non addirittura prima, con il bambino immaginato e desiderato.

Essa è il frutto della relazione che ciascuno di noi ha con il proprio bambino interiore, ovvero l'insieme di desideri, ideali, esperienze vissute nell'infanzia, su cui si modella l'immagine del figlio desiderato.

Numerosi studi hanno dimostrato che il bambino in utero possiede tutte le facoltà necessarie a favorire l'instaurarsi di una relazione con il mondo esterno. Infatti, l'embrione prima e il feto poi, sviluppano progressivamente capacità sensoriali che permettono al bambino di entrare in relazione con ciò che gli sta attorno. In particolare, lo sviluppo dei cinque sensi avviene già a partire dalla seconda settimana dal concepimento e al termine del primo trimestre il bambino è già a tutti gli effetti un essere sociale.

È in grado di trasmettere segnali alla madre e sa coglierne le emozioni; egli è sensibile al significato profondo di ciò che fa e vive la madre e di ciò che gli trasmette. È per questo che la madre può influenzare lo stato emotivo e psicologico del bambino in utero.

Ecco perché è importante che la donna in gravidanza si ponga in uno stato di ascolto, di se stessa e del suo bambino.

Le emozioni producono alterazioni fisiologiche immediate, come tensioni muscolari, alterazione del battito cardiaco e sudorazione e vengono percepiti dal bambino nella pancia.

È importante per la madre ascoltare e riconoscere le reazioni del proprio corpo a determinati eventi, perché è il primo passo per poterle gestire, soprattutto quando si tratta di risposte a situazioni spiacevoli che provocano stress.

Molte situazioni sono impossibili da evitare, ma riconoscere l'esistenza di una relazione conferisce alla madre un'altra consapevolezza, quella di potere rassicurare e proteggere il proprio bambino e quindi salvaguardarlo il più possibile da stress esterni.

 

 

Raccontare insieme la dolce attesa

 

"Il ritmo del tuo cuore, i tuoi sospiri e la tua voce. Prima di sentirli con le orecchie, per mesi li sento vibrare sulla pelle... come una carezza."

Andrea Apostoli, Il pendolo

 

Oggi la tecnologia permette di vedere e conoscere tutto sulla maternità biologica, sul feto e sul suo sviluppo, mentre sono ancora sconosciuti, almeno in parte, i percorsi che portano la donna a costruire la propria maternità come processo interiore, costituito da fantasie e desideri che derivano in gran parte dalle sue esperienze precedenti.

Ho pensato ad un ciclo di 4 incontri in cui le mamme possano raccontarsi, attraverso lo strumento della scrittura e del disegno, insieme ad altre mamme che stanno vivendo l'esperienza più straordinaria della vita, quella della dolce attesa del proprio bambino.

La scrittura espressiva è un utile strumento per entrare in contatto con le proprie emozioni; può aiutare a riconoscerle, ad esprimerle e a rielaborarle.

Può favorire il contatto col proprio bambino, quello reale e con le nostre aspettative e i desideri che lo riguardano, quindi con il bambino ideale.

Infine, la scrittura espressiva può migliorare il contatto con noi stessi e con ciò che la gravidanza prima e la maternità poi, va a suscitare: il vissuto di figli e il rapporto con i nostri genitori, il rapporto tra il bambino reale e il bambino ideale.

Questi incontri sono stati pensati per voi mamme, per aiutarvi in un periodo straordinariamente bello ma anche carico di cambiamenti, come quello della gravidanza e del post parto e per prevenire situazioni di malessere.

La nascita di un bambino, soprattutto se si tratta di un primogenito, è fonte di dubbi, perplessità e preoccupazioni dovute ad un evento sia meraviglioso che sconosciuto che potrebbe generare nella neo mamma e nel partner un senso più e meno forte di inadeguatezza.

La stanchezza della mamma, unita ai cambiamenti ormonali del dopo parto, talvolta rende più difficoltoso i primi momenti di incontro e conoscenza tra madre e bambino.

Di cosa ha bisogno la neomamma? Chi può aiutarla a riconoscere i sintomi di un eventuale depressione post-partum? Chi può darle consigli per gestire la stanchezza, i problemi legati al sonno o all'alimentazione?

Tutti questi aspetti vengono spesso sottovalutati perché l'arrivo del nuovo nato, così fragile e da accudire , fa passare in secondo piano il fatto che anche i neo genitori iniziano una nuova fase di vita.

Per poter prendersi cura del bambino la mamma deve prendersi cura prima di tutto di se stessa e cominciare quindi un dialogo interiore di accoglienza di sé e del bambino che porta in grembo.

L'idea è di offrire uno spazio di condivisione e di confronto su diversi temi legati all'attesa:

io e i cambiamenti del mio corpo

io e il mio bambino: il contatto con il proprio bambino nella pancia

io come mamma

noi come genitori (incontro aperto anche ai papà)

Vi aspetto!!!

 
 
 

Il potere di cura del disegno

mercoledì 23 settembre 2015 - 20:51

Il potere di cura del disegno

 

L'espressione grafica fa parte dell'esperienza dell'uomo fin dalla notte dei tempi; gli uomini primitivi usavano il disegno per lasciare una traccia di sé e delle proprie esperienze.

Il bambino comincia a giocare con matita e colori già dopo il primo anno di vita, tracciando segni che lo stupiscono, provocano, allo stesso tempo, soddisfazione e generano il desiderio di ripetere quel gesto.

È la nascita dell'espressione grafica nel bambino, che andrà via via perfezionandosi col passare del tempo.

Il disegno è uno degli strumenti principali con cui il bambino si esprime e comunica con chi gli sta attorno.

Si tratta di un linguaggio e come tale viene usato dal bambino. Ogni linguaggio si compone di simboli.

Ma cosa si intende con la parola simbolo?

Un simbolo è un segno, un oggetto, che viene caricato di un significato che va oltre quello ovvio e immediato e racchiude aspetti emotivi, affettivi e spirituali.

Spesso si tratta di elementi della natura, come il fuoco, il sole, l'albero.

In altri casi sono forme e segni astratti cui viene associato un determinato significato.

Grandi e piccoli tutti utilizziamo dei simboli per comunicare.

Gli adulti tendono ad abbandonare il disegno e si affidano maggiormente alla parola, anch'essa un simbolo.

Nella pratica clinica il terapeuta utilizza i simboli come strumento di dialogo e di stimolo per il paziente. Accoglie i messaggi che gli offre il paziente attraverso i suoi disegni e cerca di sollecitare un processo di cambiamento. Attraverso i simboli, ad esempio, il terapeuta può proporsi di favorire apertura dove trova chiusura, movimento dove trova immobilità e così via.

Il potere dei simboli è espressivo, nel senso che permettono di esprimere in immagini i processi psichici interni.

Sono trasformatori di energia: nell'intervento clinico, utilizzati in modo mirato, attivano l'espressione del mondo interno della persona e allo stesso tempo viene stimolata l'identificazione con altri simboli.

Si crea una sorta di dialogo con il terapeuta e l'obiettivo è quello di riattivare il processo di crescita e di evoluzione della persona, l'autoconoscenza e, come dice Jung, l'individuazione, ovvero la capacità di conoscere e realizzare se stessi.

 
 

Quando la gravidanza non arriva

giovedì 07 maggio 2015 - 13:21

Quando la gravidanza non arriva

Sostegno psicologico per la coppia nei casi

di infertilità e sterilità

 

Uno spazio di ascolto e di condivisione per tutte le coppie con problemi di infertilità e di sterilità

Consulenza e psicoterapia individuale e di coppia

Gruppi di ascolto

Per accogliere:

I bisogni e le aspettative della coppia

La frustrazione, la rabbia, il senso di colpa, la tristezza e l'ansia

Il senso di vuoto e di perdita

 
 
 

La coppia di fronte alla infertilità e alla sterilità

 

Due persone si conoscono, si piacciono, decidono di stare insieme e ben presto arriva anche la grande decisione, quella di avere un bambino, quella che trasforma ciascun membro della coppia in genitori.

All'inizio questa "ricerca" è un'emozione grande e anche quando il bambino non è ancora concepito è già lì, nelle menti dei genitori che lo desiderano.

Poi, però, quando l'esito positivo tarda ad arrivare arrivano invece le prime ansie e tensioni, personali e di coppia.

Cominciano le indagini mediche, che talvolta individuano il problema.

Altre volte, invece, non sembra esserci causa organica e allora si parla genericamente di stress, ma la conseguenza è sempre la stessa: il bambino non può o non riesce ad arrivare.

È bene fare chiarezza tra i due termini sterilità e infertilità.

Con sterilità si intende la situazione della coppia in cui uno o entrambi i membri sono affetti da una condizione fisica permanente che non rende possibile il concepimento.

L'infertilità, invece, è una condizione transitoria e si ha quando una coppia non riesce ad ottenere una gravidanza dopo un anno di rapporti costanti e non protetti (OMS).

Negli ultimi anni il problema dell'infertilità e delle sterilità è in costante aumento.

In Italia si contano in media due coppie su dieci con problemi di fertilità e almeno il 4% di queste è sterile.

La correlazione tra infertilità e aspetti psicologici è stata indagata in numerosi studi.

In generale il legame tra questi due aspetti è duplice: da una parte gli aspetti psicologici possono costituire la causa dell'infertilità; dall'altra questi possono, invece, rappresentare una conseguenza, nel senso che l'infertilità abbia comportato stress e disturbi psicologici di varia natura. Tra essi si possono individuare disfunzioni sessuali, disturbi ansiosi, depressione, isolamento (sterilità sociale), disturbi psicosomatici...

Le reazioni emotive dell'uomo e della donna di fronte a questa difficoltà sono molto diverse: l'uomo, di solito, tende a negare la sofferenza, a nasconderla o comunque a non esternarla, anche a causa di un condizionamento educativo.

La donna, invece, spesso prova senso di colpa, che può sfociare in depressione.

La condizione psicologica di ciascun membro della coppia viene sempre più messa alla prova man mano che il tempo passa.

In gioco ci sono i bisogni della coppia che desidera costruire un nuovo progetto di vita con la ricerca di un bambino; purtroppo spesso pesano molto anche le aspettative sociali e familiari, soprattutto quelle delle famiglie d'origine.

È per questo che sempre più spesso le coppie ricorrono alla procreazione assistita.

Questa rappresenta tante volte una soluzione medica ad anni di ripetuti tentativi di concepire senza risultati.

Di altrettanta importanza sono anche gli aspetti psicologici che entrano in gioco in questo duro e a volte lungo percorso.

Vanno ascoltate e accolte le emozioni che si scatenano, la rabbia, la disperazione e la paura, la vergogna e l'invidia, in un contesto privo di giudizio e aperto al confronto e alla comprensione.

Vanno affrontati il senso di vuoto e di solitudine che accompagna spesso queste persone, l'angoscia e la perdita.

Il passaggio dal desiderio alla ricerca vera e propria di un bambino e quindi alla genitorialità, rappresenta l'esito di un processo di maturazione in cui i due individui costruiscono attivamente uno spazio mentale e affettivo per il figlio desiderato.

Quando questo spazio rimane vuoto perché il bambino non arriva la coppia comincia un percorso di grande sofferenza che deve trovare conforto e sostegno, sia nelle rete relazionale più vicina alla coppia, sia in spazi appositamente adibiti al sostegno psicologico.

Questo tipo di aiuto può essere offerto alla singola coppia o all'interno di un gruppo formato da altre coppie che stanno attraversando le stesse difficoltà e che, per questo, possono condividere e confrontarsi su esperienze simili.

 
 
 
Chi tradisce chi
domenica 17 novembre 2013 - 16:38

 

In un certo senso il tradimento, agito o subito, rappresenta sempre un tradimento personale. Chi tradisce tradisce prima di tutto se stesso.

La promessa, il noi della coppia, per essere vitale e vitalizzante, deve contemplare la realizzazione di entrambi come persone.

Tradiamo quando abbiamo perso il contatto con noi stessi, con i nostri desideri, quando non coltiviamo più i nostri interessi e l'attenzione si sposta all'esterno, alla ricerca di emozioni forti, di soddisfazioni immediate.

Cos'è il desiderio? Come possiamo prendercene cura?

La parola desiderio deriva dal latino de sidus che significa senza stella. Non a caso quando cade una stella noi esprimiamo un desiderio!

In questo senso siamo in una condizione di desiderio quando siamo privati di qualcosa.

È la mancanza, quindi, che ci spinge a desiderare, così come è il cielo buio che ci permette di vedere le stelle!

Solo quando sono in crisi, nel buio, posso vedere le stelle.

Prima sono da riconoscere, poi da inseguire...

 

"... Seconda stella a destra

questo è il cammino,

e poi dritto, fino al mattino,

poi la strada la trovi da te

porta all'isola che non c'è..."

(E. Bennato)

 

È quando ciascun partner diventa consapevole di ciò che gli manca che riesce a prendersi cura del proprio desiderio, delle proprie passioni e diventa in grado di accendere le proprie stelle!!

Quante stelle sono state cantate nell'amore, cercate, inseguite...

Io ti cercherò
Stella
In ogni continente
Stella
Caduta per le strade
Tra la gente...

Stella
Quella notte in aeroplano
Non sapevo di averti vicino
Mentre andavo lontano...

(Ron)

 

Ed è così anche per la coppia! Tutto passa dal riconoscimento dei propri bisogni, che magari per lungo tempo sono rimasti nascosti e dimenticati, e dal prendersene cura, dal ritrovare l'altro e dal ritrovarsi.

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